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tra lo stelvio e il tonale 91


dono talvolta oltre i tremila metri di altitudine. La guerra che romba sulla marina nel golfo di Trieste, fra le ardenti scogliere delle giogaie carsiche, si svolge all’estremo fianco sinistro nel perenne e rigido inverno delle nevi alpine.

È lassù una guerra di sentinelle. In quel labirinto fantastico di vallette anguste, di gole profonde, di burroni, di precipizî tenebrosi, due sole strade di qualche valore strategico riescono a inerpicarsi, serpeggiando faticosamente sulle gigantesche pareti dei monti, e a valicare la frontiera. La strada dello Stelvio, che tocca l’estremo limite del confine, e che le nevi bloccano durante otto mesi dell’anno, e più a sud la strada del Tonale. Non vi sono altri valichi se non dei paurosi sentieri da cacciatori di camosci, minuscoli passaggi mulattieri, viottoli che seguono il corso dei burroni, nell’ombra gelida delle gole, e che scalano le selle al bordo sinuoso dei ghiacciai. Pochi uomini vi si possono muovere. Da una parte e dall’altra, l’azione che si svolge in quelle fantastiche zone è più che altro di vigilanza.

Si fiancheggia l’azione più ampia che, salita dal sud, fronteggia ora i formidabili sbarramenti di fortezze che gli austriaci hanno creato in tutte le valli accessibili all’invasione italiana. Sui valichi dello Stelvio e del Tonale, all’estremità sinistra italiana, si sorveglia e si blocca.