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aspetti della lotta sull'isonzo | 77 |
Il suo arrivo è stato annunziato da un’acclamazione clamorosa. Tutto un accampamento di
riserve, che allinea fra i filari di vite le sue tende grigie, ha salutato il Sovrano con un urlo, che pareva la voce d’un assalto.
I soldati sono accorsi da ogni parte, è stata una confusione da alveare negli attendamenti pavesati da biancherie che asciugano. «Viva il Re!» — gridavano anche i soldati lontani, quelli che non vedevano niente, e che correvano a perdifiato attraverso i campi. Arrivando sulla strada, ansimanti, felici, i soldati si pigiavano in rango, rigidamente, duri alle spinte della massa che sopraggiungeva dopo, e che faceva da popolo dietro il cordone della prima fila.
Sceso dall’automobile, il Re passa avanti a quella siepe d’entusiasmo, e saluta, la mano al berretto, un lieve sorriso sulle labbra, facendo scorrere sui volti quel suo sguardo profondo e osservatore che lascia in ognuno la sensazione di esser visto e notato. Lo sguardo del Re è penetrante e valutatore.
Il Sovrano si ferma: «Bravo! — esclama rivolto ad un soldato. — Dove hai guadagnato le tue medaglie?». L’interpellato ha il petto fregiato da due nastri azzurri del valor militare e del nastro della campagna libica. In un combattimento a Misurata strappò al nemico il corpo del suo capitano caduto, e in Italia, in una camerata di caserma, disarmò da solo un com-