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74 | aspetti della lotta sull'isonzo |
una imperturbabilità sbalorditiva. Un’unità di
cavalleria ha un’aria di contentezza emergendo
dalla zona battuta, verso Medea. «Anche un
colpo da 305 ci hanno tirato!» — annunziano
i soldati per affermare fieramente la loro importanza, e fanno piede a terra. Fra loro due
soli colpiti, leggermente, che sono rimasti in
arcione ed hanno avuto le congratulazioni dei
compagni vicini.
I due privilegiati si fanno medicare e tornano al loro cavallo che aspetta con la briglia attorta all’asta della lancia piantata nel suolo. Da quando è cominciata la guerra, in tutta una divisione di cavalleria avviene questo fenomeno: che non c’è più malati. I soldati che non si sentono bene, si curano da loro per paura d’essere mandati all’ospedale.
Sereni ma stanchi, quelli che arrivano da più lontano portano un’eco di assalti. Sono descrizioni rozze, concise, vive, palpitanti. Esse ci fanno vedere i nostri soldati furibondi degli ostacoli, appiattati avanti agli inattaccabili baluardi di calcestruzzo, che soltanto una valanga di esplosivi può schiacciare, gridando ingenuamente agli austriaci: «Venite fuori dal buco, attaccateci se avete fegato!».
Sembra strano, ma sono quelli che vengono dal fuoco che sono più avidi di notizie. Non hanno visto che un punto, un angolo, un episodio della battaglia. Essi domandano a coloro che