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di fasto. Delle anfore e degli attrezzi rurali ingombrano il quieto cortiletto moresco lastricato di maioliche policrome, ormai rotte e logore; l’acqua piovana ha tinto di verde i pilastri scivolando giù per gli archi eleganti, di quegli archi caratteristici che gli arabi debbono avere tratto dall’orma dei loro cavalli. Nel mezzo al cortile v’è ancora la coppa di marmo d’una fontana nella quale l’acqua non mormora più da anni. Qualche schiava negra attraversa il portico, senza rumore. Vi è per tutto il silenzio e il freddo delle case dei vecchi.

Sidi Bubaker si compiace della sua casa perchè egli forse non la vede come gli altri; i suoi ricordi la ravvivano, l’animano, la rinnovano; egli la trova ancora bella! la casa e l’uomo si sono invecchiati nello stesso tempo senza accor gersene.

Due grandi levrieri africani, d’una razza nobile e rara, sbadigliando e stirando le membra snelle, sono venuti a porgere il muso sottile alla carezza del loro signore; in una saletta oscura due falconi da caccia erano legati al balzuolo, e