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cicogne del villaggio battano il becco in coro. Al rumore, i primi ad uscir fuori sono i cani, e dietro ai cani compaiono i padroni. A questo punto le cicogne, compiuto il loro dovere, e con più intelligenza delle oche capitoline, tacciono e osservano come la cosa va a finire.

Arrivando ad un misero villaggetto del Raw, che dovevo soltanto attraversare, ho ricevuto i consueti applausi delle cicogne, ed ho udito i gridi dei ragazzi che correvano al di là delle zeribe per vedermi passare. Sbucando nel villaggio li ho trovati tutti arrampicati sopra una tribuna così singolare che non ho potuto fare a meno di appressarmi per osservarla da vicino, e di tirar fuori la macchina fotografica al qual gesto tutti i ragazzi sono fuggiti come un branco di passere. La loro tribuna era un locomobile a vapore, una di quelle motrici che negli ardenti mesi della mietitura vediamo lavorare alla trebbia sui campi.

Rotta, smontata, arrugginita, affondata nella terra, la povera macchina non era più che un ammasso di ferraglia. Ma, per quale miracolo si trovava lì?