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al giuoco del polo, lo comprendono, vi si appassionano. E ne ho avuto una prova a mie spese quando la mia onesta cavalcatura, nella quale non supponevo un passato guerresco, alla vista dei suoi colleghi galoppanti ha rizzato le orecchie e s’è slanciata trascinandomi risolutamente attraverso a tutte le peripezie d’una furibonda “fantasia”. Poi mi ha ricondotto bonariamente al posto con quell’aria soddisfatta d’un cavallo che ha vinto il premio. E non ho faticato poco per far comprendere a quella povera bestia che aveva sulla groppa un uomo più vecchio di alcuni secoli dei suoi primi padroni.

Un’ora dopo il campo era piantato, lieto di canti e di nitriti. I riflessi incerti dei fuochi illuminavano vagamente le tende intorno, e gli arabi accoccolati in terra, e a tratti le cavalcature delle quali si udiva nel buio il masticare vorace; ombre lunghe fantastiche, si agitavano e correvano sull’erba fiorita a confondersi nella notte. Gli uomini del villaggio vicino erano scesi armati e circondavano il campo facendo la guardia e rimandandosi di tanto in tanto il grido: “Che fate?”, e la risposta: „La sentinella prega per Maometto!“ Il cielo palpitava di stelle.

Gli Yesfi, poco dopo l’arrivo alla tappa, mi avevano fatto il dono tradizionale dell’ospitalità: due giarre di burro ed un montone. Con i garretti tagliati, insanguinato e belante, il montone era stato gettato ai miei piedi da Ben El-Hashmi con un gesto solenne e sacerdotale, e io avevo dovuto toccarne il vello per indicare l’accettazione. Sono andato poi nella tenda degli Yesfi a ringraziarli, accompagnato da Mustafà, mio ciambellano e interprete.

Erano seduti in cerchio, sotto i raggi d’una lanterna. Uno di loro mi ha chiesto una medicina; si sentiva male. L’europeo è un po’ mago e deve essere un po’ medico. Gli ho dato del chinino. Poi s’è parlato di guerra, dei combattimenti dell’anno passato.

I Beni Hesen ci hanno preso armenti e denaro per chè erano in tanti. Traversavano il Sebù di notte ed erano più di duemila. Noi eravamo seicento! diceva uno.

Ma ora siete in pace? chiesi.