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senta a poco a poco paralizzato dalle possibili conseguenze dei suoi errori di giudizio. Chi può esser sicuro di vedere giusto, di conoscere tutta la portata delle questioni che si dibattono? Un giornalista si forma una opinione immediata sul piccolo fatto del giorno, sulla frase udita allora, su quello che vede, ed egli, per dovere professionale, deve comunicare a milioni di connazionali questa sua opinione che può essere spesso il prodotto di una miopia fatale. La politica estera d'un paese segue un tracciato lungo, come la rotta d'una nave; chi è a bordo della nave non può giudicare semplicemente guardando le coste e gli scogli vicini; bisognerebbe conoscere l'ampia visione che è nella mente del pilota».

«Una Conferenza è un monumento di chiacchiere, un torneo di intrighi; per farsene un'opinione sulle questioni bisogna sempre credere sulla parola a qualcuno, che forse non è chi ha più ragione, ma chi ha più abilità. Si giudica sovente, come il pubblico d'un processo, la eloquenza degli avvocati e non il fatto e si finisce con l'applaudire l'assassino. Chi dice la verità ad Algesiras

«La risposta è su quest'altra sponda dello Stretto; è al Marocco. Ecco perche sono venuto. Tutti i Libri Gialli e i Libri Bianchi del mondo non vi dicono della questione marocchina quello che vi rivela una sola occhiata alla folla del Soko di Tangeri».

«Il Marocco è forse oggi il paese più interessante del mondo; l'anarchia che lo dilania ha scomposto le sue forze come il prisma scompone la luce e le offre all'esame dell'osservatore».

«Questa anarchia non è tanto uno scatenamento di odi e di selvagge ambizioni, quanto uno scatenamento di cupidigie ; il Marocco divora se stesso. Da cinquecento anni questo impero imputridisce e si sfascia, ma l'Europa non se n' è accorta; essa è accorsa solo quando ha udito il gridìo del saccheggio, quando le è giunto un odore di preda. Eccola alla caccia. Le potenze sono abbastanza civili da comprendere che bisogna fare le cose con ordine per non nuocersi troppo a vicenda; non si deve sbranare e divorare il Marocco, ma soltanto succhiarlo e occorre mettere una disciplina alla utile operazione: questo si chiama «applicare le riforme».

«Lo stesso giuoco è fallito in Cina. Riuscirà al Marocco? L' Estremo Occidente sarà più docile allo sfruttamento dell'Estremo Oriente? Anche qui il popolo è orgoglioso delle sue origini, fiero della sua religione, chiuso nelle sue antiche usanze come nel candido selhatn tradizionale che veste da dieci secoli; anche qui disprezza gli stranieri, ed è pronto a sollevarsi contro la dinastia che li accoglie. E per di più è un popolo guerriero che parla ancora delle sue lontane conquiste, che dice sua la moschea di Cordova,