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genda con la quale i marocchini spiegano l’esistenza d’una grande laguna, la Ez-Zerga, che vedevamo verso l’occidente, tenue nella luce e simile a quelle nebbie che inondano al mattino il fondo delle valli.

Ai tempi di Lalla Meimuna vivevano sulla sponda del mare due santi che, naturalmente, pretendevano d’essere uno più santo dell’altro, e la folla dei devoti non sapeva proprio a quale raccomandarsi. Ci voleva una prova definitiva. Un giorno i due marabù stavano pescando insieme, e uno di essi, di nome Sidi Abd el-Aziz et Tayar, immerse la mano nell’acqua e la ritrasse carica di pesci; ogni pelo aveva servito miracolosamente da amo. Era un vero trionfo; ma Sidi Bu Selham, l’altro santo, non si diede per vinto. Si levò di gnitosamente e fece al mare cenno di seguirlo, esclamando: — Vieni, che io ti conduca a Fez perchè le fanciulle di quella città si lavino le mani nelle tue acque! — Il pensiero era gentile e il mare seguì docilmente lo sceriffo, il quale cominciò a risalire il fiume Drader e, con quel corteggio devastatore di onde scroscianti, giunse nel luogo dove viveva Lalla Meimuna.

La santa, giustamente spaventata dall’imminenza del disastro, scongiurò il collega di fermarsi, ma egli le fece osservare che si era impegnato di far lavare nelle acque del mare le mani di fanciulle di Fez, e che, da santo onesto, non poteva mancare alla sua parola. Allora Lalla Meimuna convenne sulla necessità di mantenere l’impegno, ma trovò più pratico di far venire delle ragazze da Fez che non il portare il mare

L. Barzini, Sotto la Tenda. 6