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Questa non era che una poetica esagerazione ufficiale, poichè il pascià mi ha mandato poi a dire di non trattenermi di notte nelle piane di El-Fuwaratz, nella regione di El-Raw, infestate da predoni.
Ci siamo lasciati col governatore invocando, come vuole l’etichetta, la pace sulle nostre reciproche teste. È curiosa che tutti i popoli si salutino esprimendo il desiderio delle cose più difficili ad ottenersi; i bellicosi arabi si augurano la pace, come noi peccatori ci auguriamo costantemente il paradiso dicendoci " a Dio „.
Ho speso il resto della mattinata a completare le provviste della carovana. Era giorno di mercato, e per le viuzze scoscese, gremite di contadini venuti da tutti i punti del Gharb, mezzo beduini e mezzo soldati, armati dei loro lunghi fucili a pietra, passavano a stento, fra l’eterno grido di bal-ak, file di cammelli carichi dei più svariati prodotti dell’interno, e branchi di asinelli minuscoli mezzo scomparsi sotto gli shuari, e belle mule dalla gran sella rossa onorate dal peso di facoltosi mercanti drappeggiati nello ksa come senatori romani nella toga. Sulla piazza del Sok es-Seghir (del piccolo mercato), fra monticoli di aranci freschi, fasci di erba menta per il the, cesti di foglie di henna con le quali le arabe si arrossano il palmo delle mani e la pianta dei piedi, fra giarre colme di burro, anfore piene di latte, e cumuli di pani schiacciati a forma di focaccia, si aggirava la folla incappucciata nel gellaba bianco, una folla già tanto diversa da quella di Tangeri, egualmente sudicia, è vero, ma più fine, più dignitosa, più araba. A Tangeri predomina l’elemento berbero. Il vasto armento delle venditrici, accoccolate sulla terra infetta degli avanzi d’altri mercati, disputava i prezzi con un feroce diluvio di parole. Il tumulto era dominato dallo squillare prepotente delle campanelle degli acquaioli negri, i quali passavano seminudi, curvi sotto l’otre gonfia e rorida, agitando i sonagli e ripetendo a squarciagola il loro grido: Likassu el-ma! “per colui che vuole l’acqua!” gente, assetata dal troppo vociare, beveva a turno nelle coppe di rame rilucenti per l’uso. Si scannavano montoni, lì all’aperto come per un sacrificio, e i pezzi sanguinolenti venivano issati