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d’aver vissuto; nessuno la comprende, nessuno prova pietà per la sua triste agonia. Essa è per la folla araba la testimonianza d’una pazzia sovrana, un’assurdità tangibile, oggetto di disprezzo e di paura.

Le popolazioni, in quei pesanti e misteriosi involucri trascinati attraverso le loro terre, hanno visto un’insidia, una specie di cavallo di Troja dal quale sarebbe balzata fuori una magica forza conquistatrice, e si sono sollevate e li hanno arrestati.

E forse i rudi campagnoli arabi hanno avuto l’intuizione d’una grande verità.

Se quelle macchine ora prigioniere, inesorabilmente chiuse nelle casse come bestie feroci nelle loro gabbie, se quelle macchine agissero, non pulserebbe un poco della vita e del cuore dell’Europa nel loro moto gagliardo?