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mia famiglia! — Non aveva finito queste parole che una scarica lo abbatteva sul tappeto. Per alcuni secondi hanno risuonato le fucilate, e nella camera piena di fumo le palle facevano cadere pezzi di calcinaccio dalle pareti....

— E voi? ho chiesto con interesse. — Nonsono stato toccato. Mi hanno lasciato uscire. Erano tutti intenti a trascinare via il cadavere. Lo hanno portato sulla via, lo hanno squarciato, e sono andati a disperderne i pezzi sanguinolenti sulla spiaggia, fuori delle mura. Intanto sono corso a casa e ho mandato i miei uomini a prendere e scortare la vedova di El-Harhali. L’ho ricevuta qui, insieme a tre sue schiave negre, e nel cuore della notte l’ho fatta fuggire dalla città.

Ero sotto la impressione di questo racconto, quando mi è giunta la visita del nuovo governatore di Azila, Sid Ben Abd el-Halak. Ho guardato con una certa pietà questo successore ad una eredità così pericolosa. Ma Sid Ben Abd elHalak non ha affatto l’aria d’un uomo sul punto d’essere squarciato. Ha un fare tranquillo, soddisfatto, non privo di quella placida solennità che è propria della gente sicura di sè e della sua forza, specialmente quando questa gente porta un bel turbante e veste un manto.