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terà forse di trattare, ma non di contrattare. Non si farà vincere, ma si lascerà convincere.
Vi è un luogo al Marocco dove le lotte non arrivano, dove i nemici s’incontrano in pace, dove non è permessa la vendetta (ed è punito di morte chi infrange questa legge), un luogo di tregua e di rifugio: è il Sok — il Mercato. La tradizione ne ha fatto il sacrario degli scambi. In questo modo il commercio è stato messo di comune accordo al di fuori e al di sopra di tutte le agitazioni del paese. Tale fatto — che dimostra un rudimento di diritto commerciale — rivela un po’ l’indole marocchina. Si riconosce solennemente una im munità in chi vende e in chi compera. Il detestato ebreo esce dal suo Mellah ed è padrone nel Sok. Mani arabe, more, berbere, ebree, negre, vi si stringono fraternamente a solenne impegno di affari conclusi. Ebbene, l’Europa ha preso il suo bravo posto nel Sok.
Ed un grande posto. Non si poteva entrare che di lì, e v’è entrata. Il mercante, a qualunque razza appartenga, è stato sempre considerato qui come un amico; anticamente le navi dirette per commercio ai porti marocchini erano rispettate dai pirati — e ben lo sapevano le flotte mercantili di Pisa, di Genova e di Venezia, le quali vi approdavano sotto il privilegio di trattati che furono i primi conclusi dal Marocco con paese straniero: il nostro paese. Anzi, in qualcuno di quei trattati vi erano delle singolari clausole di reciprocità sulla questione dei pirati, le quali dimostrano l’esistenza d’un commercio marittimo marocchino e di pirati nostrani....
Oggi, la rapidità dei trasporti e l’abbondanza della produzione, dànno al commercio europeo una forza nuova, inaudita, irresistibile. Esso alletta, conquista, trasforma. Penetra e invade con la lenta e fatale regolarità d’una marea. Dove non può arrivare Io straniero arrivano i suoi tessuti, il suo zucchero, le sue candele, arriva il suo credito. Quello che manca sulla carta geografica, si può trovare sul libro-mastro. Nei "comptoirs„ europei di Rabat, di Tangeri, di Mazagan, di Mogador, fra i conti-correnti sono rinchiuse preziose indicazioni sopra tribù quasi ignote e su paesi inaccessibili, ai quali però giungono i nostri prodotti e dai quali altri pro-