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—i3igliendomi dagli occhi e dalla mente tutto quel che conosco. Mi aveva inabissato giorno per giorno in un passato dal quale mi pareva di non poter tornare mai più, un passato barbaro, patriarcale e feroce. Dal giorno che vidi l’ultima nave a vapore, avevo camminato molto indietro nel tempo. Cavalcando per terre vergini avevo percorso a ritroso dei secoli. Quale mondo lontano, antico, incontaminato m’aspettava?

Fez. Una città che è oggi quello che fu Cordova undici secoli or sono, e per la quale le descrizioni di Leone l’Africano, scritte quattrocento anni fa, sono le più esatte, le più vive, le più vere. Fez, detta " la Colta „, che mantiene ancora una università dove si studia la medicina salernitana, dove non giunse la nozione della sfericità della terra, dove l’astrologia e l’alchimia sono in onore. Immutata e immutabile, Fez aspetta il ritorno delle sue glorie, sogna il trionfo delle sue idee, canta nelle sue canzoni popolari le conquiste di Spagna: " O belle notti di Granata, città di delizie. E là che conobbi le donne che m’impararono ad amare ... Come immaginarla Fez?

Abbiamo scorto da lontano due montagne alte e vicine, la Tghat e la Zalagh. Fez è alle loro falde, nella valle. Di-