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fronte coperta fino alle ciglia e il viso fino agli occhi con lini candidi ; intorno a loro gli eunuchi negri dallo sguardo feroce, cavalcavano col fucile alla coscia; dietro, le ancelle, anch' esse velate, modestamente sedute sulle some di muli bardati. Siamo giunti alla sera ad un fiume, il Mikkes, avvallato fra colline grigie di oliveti, che sono in gran parte proprietà di moschee di Fez. Da lì si diparte la strada romana che va a Volubilis, fra i monti Zerhun, dove ancora delle colonne e degli archi stanno eretti.
Sul fiume è un ponte moderno. Una iscrizione araba, incastrata sopra un pilone, dice che quel ponte fu eretto dal l'architetto imperiale El-Hadj Abd-Errahman El-Heulj.
Quell'architetto non era arabo ; era francese. S'era chiamato una volta capitano De Saulty. Fuggito dall'Algeria per una triste storia d'amore, divenuto spergiuro e disertore, scese l'ultimo gradino e si fece rinnegato. Abbracciò la religione musulmana, vestì il burnus e si coprì del turbante. Quando — non sono troppi anni — la Francia istituì a Fez la missione militare, e gli ufficiali francesi furono ricevuti alla Corte, si vide un vecchio marocchino, curvo, sorretto da due servi, uscire dalla folla ed appressarsi tremando agli stranieri. Egli guardava avidamente l'uniforme d'uno chasseur d'Afrique; si protendeva in una silenziosa contemplazione,
L. Barzini. Sotto la Tenda. | 9 |