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coperte, fucili, mulattieri gesticolanti e urlanti che sembravano in aspra lite con tutta quella roba e tutte quelle bestie, e intorno un gran cerchio di arabi curiosi che osservavano in silenzio, immobili e pazienti come se si fossero aspettati chi sa quale meravigliosa sorpresa finale da quella baraonda.

Quando ad Allah è piaciuto si è formata una fila di sei muli oscillanti sotto ai grandi carichi, carichi larghi quanto la strada; negli shuari — le ampie bisacce di paglia delle bestie da soma — sono piovuti i pacchi dell’ “ultim’ora”; poi gli uomini hanno preso il loro posto di marcia, chi a cavallo e chi a piedi, e la carovana s’è mossa. I ragazzi di una vicina scuola hanno sospeso la loro urlante sillabazione del Corano per assistere, assiepati sulla soglia come un branco di passere sopra una grondaia, alla partenza del nazarene, del cristiano, e fra loro è apparso per un istante, grave e sdegnoso, il pedagogo con un inverosimile paio d’occhiali sul naso e una bacchetta in mano — simboli della sapienza e del potere. Qualche amico che era venuto a salutarmi ha gridato i suoi auguri; il comm. Gentile, reggente la nostra Legazione, uno dei più colti e attivi funzionari italiani all’estero e della cui profonda esperienza del paese ho tanto profittato nell’organizzare il viaggio, mi ha gettato i suoi ultimi consigli, paternamente. Scalpitando sul selciato irregolare e viscido, strisciando sui muri delle viuzze anguste, tortuose e oscure, ci siamo incamminati verso la porta della città.

Era, come ho detto, l’ora del dhohor; e quando i miei mulattieri smettevano di urlare alla gente: Ba-lak! ba-lak! (Attenti! attenti!) — potevo udire scendere dall’alto il canto spiegato e possente dei muezzin che invitava i fedeli alla preghiera. Io guardavo intorno come si guardano le cose che si lasciano, con quella curiosità attiva, concitata, frettolosa di chi non ha più tempo; cercavo con un’ultima occhiata di afferrare e portarmi via un po’ più di Tangeri di quanto non mi fosse riuscito in tanti giorni di permanenza. Tangeri è una città affascinante perchè incomprensibile. Non si può paragonare a nessun paese del mondo; non ha nulla di comune con tutte le altre città islamitiche; Da-