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a trovarla. Quando la matmorah è vuota serve anche da prigione.

Un’ora dopo, accompagnato da Mustafà e preceduto da Selham Dukhali, il mokhazni, che recava il kiteb-resmi (la lettera ufficiale rilasciatami dal Commissario Imperiale) a guisa di credenziale, chiedevo udienza al più popolare brigante del Marocco dopo il Raissuli, al Sidi Bushaib En-Saraui. Mi hanno fatto entrare in una grande capanna a cono, come un gigantesco alveare fatto di canne intrecciate e rivestito di paglia.

Non v’era altra luce all’interno che quella filtrante dalla porta, e la porta era così piccola che per passarla avevo dovuto piegarmi in due. I miei occhi abbagliati dal sole hanno stentato a vedere, e sono rimasto in piedi avanti all’ingresso mentre una voce grave e lenta mi rivolgeva il solenne saluto: “Alà salam’ tak!” Che tu abbia pace!

Ho risposto il tradizionale: E con te sia pace! Wa alaikum es-salam! - le prime parole che uno straniero deve imparare quaggiù. La voce ha aggiunto: Benvenuto! Avanzati e siedi!

Intanto nella mezza-luce s’era rivelata a poco a poco al mio sguardo la visione d’una imponente assemblea. In giro in giro erano seduti in terra uomini immobili come statue, avvolti nelle gran pieghe bianche di rozzi gellaba di lana, i turbanti scoperti, i cappucci rovesciati sulle spalle. Tutti mi guardavano con fissità severa. Un vecchio non ancora del tutto canuto era assiso nel mezzo, di fronte alla porta, sopra tappeti la cui smagliante ricchezza faceva un singolare contrasto con l’austera e barbara semplicità del luogo. Il vecchio sorrideva benignamente. Egli era il brigante.

Ha ammonticchiato dei cuscini vicino a lui, costruendo così una specie di pouf di altezza inverosimile, vi ha gettato sopra un tappeto, e battendovi poi il palmo della mano con aria soddisfatta mi ha detto: Siedi qui, straniero, alla moda del tuo paese! - Sono asceso su quel trono storpiando con riconoscenza tutti i ringraziamenti arabi che conosco.

M’erano intorno strani tipi di selvaggia bellezza, fisionomie da guerrieri nella cui impassibile calma pareva di veder sonnecchiare la crudeltà. V’erano dei giovani e v’erano dei