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odiato. Il bandito nostrano è feroce, inutilmente feroce, come una bestia minacciata, cacciata, inseguita; egli sfoga nei suoi delitti il livore dell’uomo esasperato, colpisce in ogni vittima tutta la società che lo perseguita, s’accanisce in una vendetta implacabile, egli ha bisogno di preda per vivere e di sangue per godere. Il brigante marocchino no; egli non ha la sofferenza atroce del sentirsi infame. Egli non è che un industriale della rapina. Ammazza se ciò è nel suo interesse (come un semplice fabbricante di cattivi prodotti alimentari), ma non perde la serenità dell’uomo che non ha rimorsi. Siamo noi che lo chiamiamo brigante col pretesto che le sue azioni sarebbero nei nostri paesi compensate con la forca, ma quaggiù egli è Sidi, è un "Signore„. E, siamo giusti, giudicando con i nostri criteri, se sfogliamo la storia dovremmo gratificare del titolo di brigante tutti i nostri più grandi uomini del Medioevo. Fino al Rinascimento e anche alquanto dopo quale gloria italica sarebbe sfuggita al codice Zanardelli?

All’origine della feudalità noi troviamo dei Sidi europei. I baroni nascevano come i Kaid. Paese meraviglioso il Marocco, che perpetua il passato, che ci offre ad ogni passo la novità del vecchio, che ci fa vivere in avvenimenti lontani e nostri come dovrebbero apparire ora agli evoluti abitanti di quelle stelle remote che la fantasia del Flammarion ci ha descritto, alle quali la luce della terra arriva con otto secoli di ritardo.

Un villaggio si è profilato sulla pianura, all’orizzonte, fra alcuni di quei grossi cactus africani che hanno muscoli e atteggiamenti da giganti, come piante umane. Era la sede del Bushaib. Ci siamo fermati, e il mio vecchio mokhazni s’è avanzato solo, al galoppo, investito dell’alta missione di araldo. Mezz’ora dopo è tornato: l’ospitalità era concessa. E siamo andati avanti.

Il villaggio ha preso il nome dal suo fondatore, e si chiama El-Bushaib. Ha un aspetto miserabile; è composto in gran parte di tende nere cinte dalle loro zeribe. V’è un solo gruppo di capanne, rozze ma ampie, coperte di stoppie: sono