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di Tito Lucrezio Lib. II. 71

     340Non ponno dunque ne’ più lievi corpi
     Inciampare i più gravi, e per di sopra
     Colpi crear per se medesmi, i quali
     Faccian moti diversi, onde Natura
     Produca il tutto. Ed è pur forza al certo,
     345Che declinino alquanto i primi semi,
     Nè più, che quasi nulla, acciò non paja,
     Ch’io finga adesso i movimenti obliqui,
     E che ciò poi la verità rifiuti;
     Posciachè a tutti è manifesto, e noto,
     350Che mai non ponno per se stessi i pesi
     Far obliquo viaggio allor che d’alto
     Veder gli puoi precipitare al basso.
     Ma che i principj poi non torcan punto
     Dalla lor dritta via chi veder puote?
     355Se finalmente ogni lor moto sempre
     Insieme si raggruppa, e dall’antico
     Sempre con ordin certo il novo nasce;
     Nè traviando i primi semi fanno
     Di moto un tal principio, il qual poi rompa
     360I decreti del Fato, acciò non segua
     L’una causa dall’altra in infinito;
     Onde han questa (dich’io) dal fato sciolta
     Libera volontà, per cui ciascuno
     Va, dove più gli aggrada? I moti ancora,
     365Si declinan sovente, e non in tempo
     Certo, nè certa region; ma solo


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