Poich’è mestier, che tremoli e lascivi
Si sganascin di risa, e che di lagrime
Bagnino amaramente ambe le guancie.
Su dunque or odi, e viepiù chiaro intendi 1235Ciò che da dir mi resta, e ben conosco
Quanto sia malagevole ed oscuro;
Ma gran speme di gloria il cor percosso
M’ha già con sì pungente, e saldo sprone,
Ed insieme ha svegliato entro il mio petto 1240Un così dolce delle Muse amore,
Ch’io stimolato da furor divino
Più di nulla non temo; anzi sicuro
Passeggio delle nove alme Sorelle
I luoghi senza strade, e da nessuno 1245Ma più calcati: a me diletta, e giova
Coglier novelli fiori, onde ghirlanda
Pellegrina, ed illustre alcun m’intrecci,
Di cui fin qui non adornar le Muse
Le tempie mai d’alcun Poeta Tosco; 1250Pria perchè grandi, e gravi cose insegno,
E sieguo a liberar gli animi altrui
Dagli aspri ceppi, e da’ tenaci lacci
Della Religion; poi perchè canto
Di cose oscure in così chiari versi, 1255E di nettar Febeo tutte le spargo.
Nè quest’è come par, fuor di ragione;
Poichè qual, se fanciullo infermo langue,