Gli uomini, gli animai, le piante, e l’erbe,
Senza mischiar entro a i lor corpi il Vuoto; 990Poi perchè fan, ch’allo spezzar de’ corpi
Non sia prescritto da Natura un fine,
Nè parte alcuna indivisibil danno.
E pur veggiam, che d’ogni cosa il termine
È quel, ch’al senso indivisibil sembra, 995Onde tu passa argumentar da questo
Anco quel, che mirar non puoi cogli occhi:
Cioè ch’essendo circoscritte, è forza,
Ch’abbian lo indivisibile le cose.
S’arroge a ciò, che la materia prima 1000Voglion, che molle sia; ma quel, ch’è molle,
Spesso stato cangiando, or nasce, or muore;
Per la qual cosa omai disfatto il tutto
Sariasi in nulla mille volte e mille,
E mille e mille volte anco rifatto; 1005Il che ben sai quanto dal ver sia lungi
Per le ragioni mie di sopra addotte.
Senza che son nemiche in molti modi
Fra lor le cose molli, e rio veleno
Sono a se stesse, onde o perir dovriano 1010Dopo fiera battaglia, o fuggir tosto;
Qual allor che tempesta in Ciel si genera
Fuggonsi i venti, e le bufere, i fulmini.
Al fin se può di quattro corpi soli
Ogni cosa crearsi, e poi di novo