Ma non sembra però, che qui nascesse
Cosa mai più mirabil di costui,
Nè più bella e gentil, più cara e santa, Se non se forse in Siracusa nacque 965Il divino Archimede; e nuovamente Nella nobil Messina il gran Borelli Pien di filosofia la lingua, e ’l petto, Pregio del mondo, e mio sommo e sovrano, Mio maestro; anzi Padre, ah! più che padre. 970Dell’eccelsa sua mente i sacri versi
Cantansi d’ogni intorno, e vi s’impara
Sì dotte invenzioni, e sì preclare,
Che credibil non par, ch’egli d’umana
Progenie fosse. Ei non per tanto, e gli altri, 975Che di sopra io contai di lui minori
Molto in molte lor parti, ancorchè molti
Ottim’insegnamenti, anzi divini
Dal profondo del cor, quasi responsi
Dessero altrui, molto più santi e certi 980Di quei, ch’è fama, che dal sagro lauro
Di Febo e delle Pitie ampie cortine
Uscisser già: pur, com’io dissi, erraro
Intorno a’ primi semi; e gravemente
Fecer quivi inciampando alta caduta. 985Pria perchè tolto dalle cose il Vuoto,
Mover le fanno, e lascian molli, e rari
Il cielo, il foco, il Sol, l’acqua, e la terra,