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34 di Tito Lucrezio Lib. I.

     880Non veggon poi, che concedendo questo,
     Forz’è, che il foco si corrompa in nulla
     Tutto, e del nulla anco rinasca il tutto;
     Poichè qualunque corpo il termin passa
     Da Natura prescritto all’esser suo,
     885Quest’è sua morte, e non è più quel desso;
     Ond’è mestier, che qualche parte intatta
     Ne resti, acciocchè il tutto omai non torni
     Al nulla, e poi del nulla anco rinasca.
     Or dunque perchè sotto alcuni corpi,
     890Che servan sempre una medesma essenza,
     Per l’entrata de’ quai, per la partita,
     E per l’ordin cangiato il tutto cangia
     Natura, e si trasforma in nuove forme,
     Sappi, ch’essi non ponno esser di foco;
     895Perchè indarno partirsi, ire, e tornare
     Potrian alcuni, altri venirne, ed altri
     Variare il primiero ordine, e sito:
     Giacchè se tutti per natura ardessero,
     Tutto ciò che si crea, foco sarebbe.
900Ma così va, s’io non m’inganno: alcuni
     Corpi sono nel mondo, i cui concorsi,
     Gli ordini, i moti, le figure, i siti
     Far ponno il foco, e ch’ordin poi mutando,
     Mutan anco natura, e più non sono
     905O foco, o fiamma, od altro corpo ardente,
     Che vibri al senso le sue parti, e possa