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di Tito Lucrezio Lib. I. 33

     Divenisse or più denso, ed or più raro,
     Se le parti del foco avesser tutte
     855Di tutto il foco la natura stessa:
     Giacch’egli unito avria l’ardor più intenso,
     E più languido poi disperso, e sparso.
Tu nulla in oltre immaginar ti puoi,
     Che da causa simil possa formarsi,
     860Non che si crein da foco denso, e raro
     Cose al mondo fra lor sì varie e tante.
     Oltre che se costoro il vuoto spazio
     Mescolasser fra il pieno, il foco al certo
     Potrebbe rarefarsi, e condensarsi.
     865Ma per non gire a molti dubbj incontro,
     Stanno sospesi, e non s’arrischian punto
     A conceder tra ’l pieno il Vuoto puro:
     E mentre temon le contrarie cose,
     Perdon la via d’investigare il vero;
     870Nè san, che tolto dalle cose il Vuoto,
     D’uopo è, che tutte si condensin tosto,
     E si formi di tutte un corpo solo;
     Che nulla poi rapidamente possa
     Scacciar da se, come le fiamme accese
     875Lo splendor, e l’ardor da se discacciano:
     Onde ognun dee pur confessar, che il foco
     Non è composto di stivate parti.
     Che se credon, ch’ei possa in qualche modo
     Unito dissiparsi, e cangiar forma,

                di Tito Lucr. Caro T. XXII.                C