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di Tito Lucrezio Lib. I. 21

     Poichè quantunque d’ogn’intorno accorra
     530L’aere per occuparlo, in un sol punto
     Ciò far non può, ma che riempia è forza
     Il luogo più vicino, e poscia gli altri.
     E se per avventura alcun pensasse,
     Che si disgiungan l’un dall’altro i corpi,
     535Perchè l’aere frapposto si condensi,
     Erra, che il Vuoto, il qual non era innanzi,
     Fassi per certo, e si riempie dopo,
     Benchè velocemente, in qualche tempo:
     Nè l’aere in guisa tal può condensarsi;
     540Nè quando anche potesse, ei non potrebbe
     Se stesso in se raccorre, e in un ridurre
     Senz’alcun Vuoto le disperse parti.
     Dunque indugia, se vuoi; forz’è, ch’al fine
     Esser confessi fra le cose il Vuoto,
     545Che sia cagion de’ movimenti loro.
Posso oltre a ciò molte ragioni addurti
     Nulla men concludenti, onde tu presti
     Alle parole mie fede maggiore;
     Ma tanto basti al tuo sottile ingegno
     550Per ben capir sicuramente il resto.
     Che se scopron sovente i bracchi al fiuto
     Le lepri, i cervi, e l’altre fiere in caccia
     Pe’ covili appiattate, e pe’ cespugli,
     Tosto ch’han di lor via vestigio certo,
     555Potrai ben tu da te medesmo intendere


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