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di Tito Lucrezio Lib. I. 3

     D’amorosa, ferita il cor trafitto
     Umil si posa nel divin tuo grembo.
     45Or mentr’ei pasce il desioso sguardo
     Di tua beltà, ch’ogni beltade avvanza,
     E che l’anima sua da te sol prende,
     Deh! porgi a lui, vezzosa Dea, deh! porgi
     A lui soavi preghi, e fa, ch’ei renda
     50Al popol suo la desiata pace.
     Che se la Patria nostra è da nemiche
     Armi agitata, io più seguir non posso
     Con animo quieto il preso stile,
     Nè può di Memmio il generoso petto
     55Negar se stesso alla comun salute.
     Tu, gran Prole de’ Memmj, ora mi porgi
     Vacue ed attente orecchie, e ti prepara
     Lungi da te cacciando ogni altra cura
     Alle vere ragioni; e non volere
     60I miei doni sprezzar pria che gl’intenda.
     Io spiegherotti, in che maniera il cielo
     Con moto eterno ognor si volga, e quali
     Sian degli Dei l’essenze, e delle cose
     Gli alti principj, e come nasca il Tutto;
     65Come poi si nutrisca, e come cresca,
     Ed in che finalmente ei si risolva:
     E ciò da noi nell’avvenir dirassi
     Primi corpi, o materia, o primi semi,
     O corpi genitali, essendo quelli,


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