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242 di Tito Lucrezio Lib. IV.

     Grossi smeraldi in fino oro legati,
     1610E di serico manto adorno il corpo
     Giornalmente rifulge, e le ricchezze
     Da’ paterni sudor bene acquistate
     Divengon fasce di ghirlande, e mitre,
     E talvolta in lascivi abiti molli
     1615Cangiansi, e in vesti Melitensi, e Cee,
     E quel, che al vestir nobile, ed al vitto
     Servir dovrebbe, è dissipato in giochi,
     In musiche, in conviti, in giostre, in danze,
     In profumi, in corone, in rose, in fiori:
     1620Ma tutto in van, poichè di mezzo al fonte
     Dolce d’amore un non so che d’amaro
     Sorge, che sin tra’ fiori ange gli amanti;
     O perchè dagli stimoli trafitto
     Della propria coscienza in se ritorna
     1625L’animo; e di menar forse si duole
     La vita all’ozio, ed alle piume in preda,
     E tra sozzi bordelli indegnamente
     Perire in sen d’una Bagascia infame;
     O perch’ell’avrà detto una parola
     1630D’obliquo senso, che nel core infissa,
     Qual foco sotto cenere s’avviva;
     O perchè troppo cupidi e vaganti
     Gli occhi, e troppo gli volge al suo rivale,
     E con lui troppo parla, e troppo ride,
1635E di mali sì gravi amore abbonda,