1420Quasi dati alla fuga, infin che scosso
Ogn’inganno primier tornino in loro.
Ma le razze sollecite de’ cani
Delle mandre custodi, e degli alberghi,
Quasi abbian visto di rapace lupo 1425L’odiata presenza, o di notturno
Ladro il sembiante sconosciuto, spesso
S’affrettano di cacciar dagli occhi i levi
Lor sonni incerti, e di rizzarsi in piede,
E quanto son di più scabrosi e rozzi 1430Atomi intesti, tanto più commossi
D’uopo è, che siano, e tormentati in sogno.
Quindi la plebe de’ minuti augelli
Suol repente fuggirsi, e paurosa
Turbar con l’ali a ciel notturno i boschi 1435Sagri a’ rustici Dei, qualor sepolta
In piacevole sonno a tergo avere
Le par di smergo audace il rostro ingordo.
Ma che fan poi negl’improvvisi e grandi
Moti gli animi umani? Essi per certo 1440Fan sovente gran cose. Espugnan regi,
Son presi, attaccan guerra, alzan gridando
Le voci al ciel, quasi nemico acciajo
Vivi gli scanni. Altri combatte e sparge
Di pianto il suol, di gemiti e sospiri 1445L’aria; e quasi pantera, o fier leone
Digiun lo sbrani, empie di strida il tutto