Ne’ penetrali suoi fugge e s’asconde.
Conciossiachè languisce, e quasi manca
Il corpo allor; ma non è dubbio alcuno, 1315Che dell’anima umana opra non siano
Tutti i sensi dell’uom. Dunque se il sonno
Ce gli tiene impediti, è pur mestiero,
Che turbata sia l’alma, e fuor dispersa;
Ma non tutta però, che gelo eterno 1320Di morte ingombreriane, ove nascosta
Dell’alma alcuna parte entro alle membra
Non rimanesse; in quella guisa appunto
Che sotto a molta cenere sepolto
S’asconde il foco: onde repente il senso 1325Tal possa in noi rinovellarsi, quale
Pur da sepolto ardor sorge la fiamma.
Ma di tal novità quai le cagioni
Siano, e quai cose ne conturbin l’alma,
E faccian tutto illanguidire il corpo, 1330Brevemente dirò. Tu non volere,
Ch’io sparga intanto ogni mio detto al vento.
Primieramente essendo il corpo nostro
Dall’aure aeree d’ogn’intorno cinto,
D’uopo è, che sia, quanto alle parti esterne, 1335Dagli stessi lor colpi urtato e pesto.
E per questa cagion tutte le cose
Son coperte da callo, e da corteccia,
O da cuojo, o da setole, o da velli,