Millantando miracoli, o son mossi
Da qualch’altra cagion: che troppo in vero 855D’aver gente, che l’oda, avido è l’uomo.
Or quanto a quel, che segue, a meraviglia
Non t’ascriva da te: che per gl’istessi
Luoghi, ove penetrar gli occhi non ponno,
Penetrin le parole, e sian bastanti 860A commovere il senso; il che talora
Veggiam parlando a porte chiuse insieme.
Conciossiachè trovar libero il varco
Posson per torte vie le voci, e ’l suono;
Ma non l’effigie, che divise e guaste 865Forz’è, che sian, se per diritti fori
Lor non tocca a passar, come son quegli
Del vetro, onde ogni specie oltre sen vola.
S’arroge a ciò, che d’ogn’intorno il suono
Se medesmo propaga, e d’una voce 870Molte voci si creano, in quella guisa
Ch’una sola favilla in più faville
Talor si sparge. Di parole adunque
Ogni luogo vicin, benchè nascosto,
Empir si può; ma per diritte strade 875Corre ogn’immago, onde a nessun, fu dato
Il veder sopra se; ma bene a tutti
L’udir chi fuor ne parla. E nondimeno
Questa voce medesma, allor che passa
Per vie non dritte, e dagli estremi intoppi