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208 di Tito Lucrezio Lib. IV.

     Cosa degna sarà, che il nostro senso?
     Forse da falso senso avendo origine,
     Potrà mai la ragione esser bastevole
     I sensi a confutar? mentr’ella è nata
     695Tutta da’ sensi ai quai se non son veri,
     Mestieri è ancor, ch’ogni ragion sia falsa.
     Forse potrà redarguir l’orecchio
     Gli occhi, o il tatto l’orecchie, o della lingua
     Confutare il saper l’udito, e il tatto?
     700Forse il riprenderan gli occhi, e le nari?
     Non per certo il, faran; poichè diviso
     È de’ sensi il potere, ed a ciascuno
     La sua parte ne tocca; però dove
     Quel, ch’è tenero, o duro, o freddo, o caldo,
     705Freddo, o caldo parer, tenero, o duro
     Distintamente; ed è mestier, che i varj
     Colori delle cose, e tutto quello,
     Ch’è congiunto a i color, distintamente
     Si senta. E della bocca ogni sapore
     710Ha distinta virtù. Nascon gli odori
     Dal suon distinti, e ’l suon distinto anch’egli
     Finalment’è prodotto; ond’è pur d’uopo,
     Che l’un dall’altro senso esser ripreso
     Non possa; e molto men creder si debbe,
     715Che pugni alcun di lor contro se stesso.
     Conciossiachè prestargli ugual credenza
     Sempre dovriasi, o per sospetto averlo.