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200 di Tito Lucrezio Lib. IV.

     475Impetuosamente, e fiedon gli occhi,
     Tutta turbando e confondendo insieme
     La lor fabbrica interna. In oltre il lume,
     Qualor troppo è gagliardo, abbruciar suole
     Spesso i nostri occhi, perchè in se di foco
     480Molti semi racchiude atti a produrre,
     Mentre passan per lor, noja, e dolore.
     Giallo in oltre divien ciò che rimira
     L’uom, ch’è da regia infirmitade oppresso;
     Perchè di giallo molti semi esalano
     485Dall’itteriche membra, i quali incontro
     Vanno all’effigie delle cose, e molti
     Ne son misti negli occhi, e di pallore
     Con lor tetro velen tingono il tutto.
Dalle tenebre poi scorger si ponno
     490Tutte le cose a’ rai del lume esposte;
     Perchè quando a nostr’occhi arriva il primo
     Aer vicin caliginoso e fosco,
     Ed aperti gl’ingombra, incontinente
     Segue il secondo lucido e sereno,
     495Ch’ambi quasi gli purga, e l’ombre scaccia
     Di quell’aer primier; perchè di lui
     È più tenue, più snello, e più possente:
     Onde non così tosto empie di luce
     I meati degli occhi, e ciò che tenne
     500Chiuso pria l’aer cieco, apre e rischiara,
     Che de’ corpi illustrati i simolacri