340Guisa da tutti i corpi il corpo esala,
E per l’aer si sparge in ogni parte;
Nè mora, o requie in esalando alcuna
Gli è concessa giammai, mentre ne lice
Continuo il senso esercitare, e tutte 345Veder sempre le cose, e sempre udire
Il suono, ed odorar ciò che n’aggrada.
In oltre se palpata una figura
Al bujo, si ravvisa esser l’istessa
Vista nel lume, e nel candor del giorno, 350D’uop’è, che la medesima cagione
Ecciti ’n noi la vista, e ’l tatto. Or dunque
Se palpiamo un quadrato, e questo il senso
La notte ne commove, or qual giammai
Cosa potrassi alla sua forma aggiungere 355Il dì, fuorchè la sua quadrata immagine?
Onde sol nell’immagini consiste
La cagion del vedere, e senza loro
Ciechi affatto sarian tutti i viventi.
Or sappi, che l’effigie e i simolacri 360Volano d’ogn’intorno, e son vibrati,
E diffusi, e dispersi in ogni banda.
Ma perchè solo atti a veder son gli occhi,
Quindi avvien, che dovunque il volto volgi,
Ivi sol delle cose a noi visibili 365La figura, e ’l color ti s’appresenta;
È quanto sia da noi lungi ogni corpo,