Forbita e liscia superficie, avendo
La medesima forma delle cose,
Ch’egli altrui rappresenta, anche si stia
Nelle scagliate immagini di quelle. 155Conciossiachè giammai ragione alcuna
Assegnar non si può, perchè staccarsi
Debbiano i corpi, che da molte cose
Son deposti, o lasciati apertamente,
E non i più minuti, e i più sottili. 160Son dunque al mondo i tenui simolacri,
E simili alle forme delle cose,
I quai benchè vedersi ad uno ad uno
Non possan; non per tanto a gli occhi nostri
Con urto assiduo ripercossi e spinti 165Dal piano degli specchi a noi visibili
Fannosi al fin, nè par, che in altra guisa
Deggiano illesi conservarsi, e tanto
A qualunque figura assomigliarsi.
Or quanto dell’immagini l’essenza 170Sia tenue, ascolta. E pria, perchè i principj
Son da’ sensi dell’uom tanto remoti,
E minori de’ corpi, che i nostri occhi
Comincian prima a non poter vedere;
Or nondimeno acciò che meglio provi 175Tutto quel, ch’io propongo, ascolta, o Memmio,
Ne’ brevi detti miei, quanto sottili
Sian d’ogni cosa i genitali semi.