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DI TITO
LUCREZIO CARO
DELLA NATURA DELLE COSE.
LIBRO QUARTO.
Vo passegiando dell’aonie dive
I luoghi senza strada, e da nessuno
Mai più calcati. A me diletta e giova
Gire a vergini fonti a inebriarmi
5D’onde non tocche. A me diletta e giova
Coglier novelli fiori, onde ghirlanda
Peregrina ed illustre al crin m’intrecci,
Di cui fin qui non adornar le Muse
Le tempie mai d’alcun poeta Tosco:
10Pria perchè grandi e gravi cose insegno,
E seguo a liberar gli animi altrui
Da gli aspri ceppi, e da’ tenaci lacci
Della Religion: poi perchè canto
Di cose oscure in così chiari versi,
15E di nettar febeo tutte le spargo.