Di natura i segreti, e le cagioni 1610Tutto si volgeria: che non d’un’ora,
Ma d’infiniti secoli in contesa
Si pon lo stato, in cui dopo la morte
Staranno in ogni età tutti i mortali.
In somma qual malvagia avida brama 1615Di vita paventar sì fattamente
Ne’ dubbiosi pericoli ti sforza?
Certo è il fin della vita: ogni mortale
D’uopo è, che muoja. In un medesmo luogo
Sempre oltre a ciò dimorasi, e vivendo 1620Mai non si gode alcun piacer, che novo
Si possa nominar. Ma se lontano
Sei da quel, che desideri, ti sembra,
Che questo ecceda ogni altra cosa; e tosto
Che tu l’hai conseguito, altro desio 1625Il cor ti punge. Un’egual sete han sempre
Quei, che temon la morte, e mai non ponno
Saper, che sorte la futura etade
Appresi, o ciò che portar deva il caso,
O qual fin lor sovrasti. Ed allungando 1630La vita, non per tanto alcun non puote
Scemar del tempo della morte un pelo;
Nè punto sminuir la lunga etade,
In cui star gli convien privo di vita.
Onde ancorchè vivendo un uom godesse 1635Ben mille, e mille secoli futuri,