Fussimo generati, alcun trascorso
Secolo antico dell’eterno tempo
A noi nulla appartenne. Or questo adunque 1450Specchio natura innanzi a gli occhi nostri
Pose, acciò quivi un simulacro vero
Rimiran dell’età, che finalmente
Dee seguir dopo morte. Ivi apparisce
Nulla forse o d’orribile, o di mesto? 1455Forse non d’ogni sonno alto, e profondo
È più sicuro il tutto? in vita, in vita
Si patisce da noi ciascun tormento,
Che l’anime cruciar nel basso inferno
Credon gli sciocchi. Tantalo infelice 1460Non teme il grave ed imminente sasso
Come fama di lui parla e ragiona;
Ma ben sono i mortali in vita oppressi
Dal timor degli Dei cieco e bugiardo;
E paventan ognor quella caduta, 1465Che lor la sorte appresta; Erra chi pensa,
Che Tizio giaccia in Acheronte, e sempre
Pasca del proprio cor l’augel vorace;
Nè per cercar lo smisurato petto
Con somma diligenza unqua potrebbe 1470L’avoltojo trovar cibo, che fosse
Bastante a saziar l’avido rostro
Eternamente. E sia quantunque immane
Tizio, e non pur con le distese membra