1420Sprezzi, qual cosa vil, ciò che possiedi,
Quindi avvien, che imperfetta, e poco grata
Ti rassembra la vita; e quindi innanzi
Che tu possa partir lieto e satollo
Delle cose del mondo, all’improvviso 1425Ti sovrasta la morte. Or lascia adunque
Ciò che più tuo non è, benchè prodotto
Fosse al tuo tempo, e volentier concedi,
Ch’altri possegga quel, che indarno omai
Tenti di posseder. Giusta per certo 1430Sarebbe al creder mio tal causa, e giusto
Un sì fatto rimprovero: che sempre
Cedon l’antiche alle moderne cose
A viva forza discacciate, e l’una
Si ristaura dall’altra, e nulla cade 1435O nel tartaro cieco, o nel profondo
Baratro. Acciò ne’ secoli futuri
Gli uomini, gli animai, l’erbe, e le piante
Crescano, han d’uopo di materia; e pure
Mestieri è, che ciò segua allor che avrai 1440Compito affatto di tua vita il corso.
Dunque non men di te caddero innanzi
Tai cose, e caderanno. In cotal guisa
Di nascer l’un dall’altro unqua non resta:
E fu dalla natura il viver dato 1445A nessuno in mancipio, a tutti in uso.
Pon mente in oltre, come pria che al mondo