Dall’infinito, ed agitati a caso 1205Possan cozzar con violento turbine
Questa mole di mente, ed atterrarla,
E farne in altri modi orrido scempio:
Nè del luogo l’essenza, e dello spazio
Profondo manca, ove distrarsi, e spargersi 1210L’anima possa, e per lo vano immenso
Spinta da qualunque altra esterna forza
Finalmente perir. Dunque non fia
Chiusa alla mente del morir la porta.
Che se forse immortal credi piuttosto 1215L’anima, perchè sia ben custodita
Dalle cose mortifere; o perchè
Tutto quel, che la incontra in qualche modo,
Pria che le noccia risospinto a forza
Indietro si ritiri; o perchè nulla, 1220Che nemico le sia, possa incontrarla,
Erri lungi dal ver: poich’ella al certo
Oltre al mal, che patisce, allor che inferme
Giaccion le membra, è macerata spesso
Dal pensare al futuro, onde il timore 1225Nasce, che la maltratta, e le nojose
Cure, che la travagliano, e rimorsa
E’ dalle colpe in gioventù commesse,
Aggiungi in oltre il proprio suo furore,
E l’obblío delle cose; aggiungi il nero 1230Torrente di letargo, in cui s’immerge.