E’ dagli urti del tempo, e vecchio omai 665Langue il corpo, e vien meno; e se le membra
Perdon l’usate posse, anco l’ingegno
Zoppica, e delirando in un sol punto
E la lingua, e la mente il tutto manca.
Dunqu’è mestier, che tutta anco dell’alma 670La natura si dissipi, qual fumo
Per l’aure aeree; poichè nasce, e cresce
Co ’l corpo, e per l’etade al fin diventa,
Com’io già t’insegnai, debole, e fiacca.
S’arroge a ciò, che se veggiamo il corpo 675Soggetto a gravi morbi, e a dure ed aspre
Fatiche, anco la mente alle mordaci
Cure è soggetta, alle paure, al pianto.
Per la qual cosa esser del rogo a parte
Ancor l’è d’uopo; anzi sovente accade, 680Che mentre il nostro corpo infermo langue,
L’animo vagabondo esce di strada;
Poichè spesso vaneggia, e di se fuori
Parla cose da pazzi; ed è talvolta
Da letargo durissimo, e mortale 685Sommerso in alto, e grave sonno eterno:
Cade il volto su ’l petto, e fissi in terra
Stan gli occhi, ond’egli o le parole udire,
O conoscer i volti omai non puote
Di chi standogl’intorno, e procurando 690Di richiamarlo in vita, afflitto, e mesto