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di Tito Lucrezio Lib. II. 107

     Divien putrido, e marcio, indi ne lice
     Saper, che fassi di non senso il senso.
Ma se forse dirai crearsi i sensi
     Sol da non senso, purchè pria che nasca,
     1315Abbia di moto un tal principio il parto,
     Sol basterà, ch’io ti dimostri aperto,
     Che mai senza union de’ corpi primi
     Non si genera il parto, e non si muta
     Nulla senza lor gruppo innanzi fatto.
     1320Poichè per certo la materia è sparta
     Pe’ fiumi, in aria, in terra, e nelle cose
     Già di terra create, e non s’accozza
     In convenevol modo, onde comparta
     Fra se moto vital, per cui s’accenda
     1325Senso, che guardi ’l tutto, e gli animali
     Difender possa de’ contrarj insulti.
In oltre ogni animal, se più gran colpo,
     Che la natura sua soffrir non puote,
     Il fere, in un momento anco l’atterra,
     1330E s’avaccia a turbar tutti, e scomporre
     E del corpo, e dell’alma i sentimenti;
     Poichè si sciolgon de’ principj primi
     Le positure, ed impediti affatto
     Sono i moti vitali, infino a tanto
     1335Che squassata, e scomposta ogni materia
     Per ogni membro il vital nodo scioglie
     Dell’anima dal corpo, e fuor dispersa