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di Tito Lucrezio Lib. II. 101

     Saper, che nulla han di mestieri i semi
     1150D’alcun colore, e che producon solo
     Con varie forme toccamenti varj.
Perchè incerta, oltre a questo, è del colore
     L’essenza, e pende da figure incerte,
     E tutte posson de’ principj primi
     1155In qualunque chiarezza esser le forme,
     Ond’è, che ciò che d’esse è poi formato,
     Anch’ei non è nel modo stesso asperso
     D’ogni sorte color? poichè sovente
     Esser potrà, ch’anco i volanti corvi
     1160Vantin con bianche penne il color bianco;
     E di nera materia i cigni neri
     Sian fatti, o di qualunque altro colore,
     O puro e schietto, o fra se vario, e misto.
     Anzichè quanto in più minute parti
     1165Si stritolan le cose, allor succede,
     Che tu meglio veder possa i colori
     Svanire appoco appoco, ed annullarsi:
     Qual se in piccioli pezzi o l’oro, o l’ostro
     Si frange, e il sovra ogni altro illustre, e chiaro
     1170Color cartaginese a filo a filo
     Si straccia, e tutto si disperde in nulla;
     Onde tu possa argumentar, che prima
     Spiran le parti sue tutto il colore,
     Che scendan delle cose a i primi semi.
1175Perchè al fin non concedi, che ogni corpo


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