Di ridente lepor cosperse intorno,
Da novelli colori oppresse, e vinte 720Giacerebbero omai; nè della mirra
Saria grato l’odor, nè del soave
Mele il sapore; e l’armonia de’ Cigni,
Ed i carmi Febei sposati al suono
Di cetra tocca da Dedalea mano 725Foran già muti; conciossiachè sempre
Nascer potriano alcune cose al mondo
Più dell’antiche preziose e care,
Ed alcun’altre più neglette e vili
Al palato, a gli orecchi, al naso, a gli occhi; 730Il che falso è per certo, ed ha la somma
E dell’une, e dell’altre un fin prescritto:
Ond’è pur forza confessar, che i semi
Forme infinite variar non ponno.
Dal caldo al fine alle pruine algenti 735È finito passaggio; ed all’incontro
Per la stessa ragion dal gelo al foco;
Poichè finisce e l’uno, e l’altro; e posti
Sono il tiepido, e il fresco a loro in mezzo
Adempiendo per ordine la somma. 740Distanti dunque le create cose
Per infinito spazio esser non ponno;
Perchè hanno d’ogni banda acute punte,
Quind’infeste alle fiamme, e quinci al ghiaccio.
Il che mostrato avendo, io vo’ seguire