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di Tito Lucrezio Lib. VI. 85

     7OIn propizio favor. Già tutte l’altre
     Cose che ’n terra, e ’n ciel vede crearsi
     L’uomo, allor che sovente incerto pende
     Con pauroso cor, gli animi nostri
     Co ’l timor degli Dei vili e codardi
     75Rendono, e sotto i piè calcangli a terra;
     Posciachè a dar l’impero a gl’immortali
     Numi, ed a por nelle lor mani ’l tutto,
     Sol ne sforza del ver l’alta ignoranza.
     Che veder non potendo il volgo ignaro
     8OLe cause in modo alcun d’opre sì fatte,
     Le ascrive a’ sommi Dei. Poichè quantunque
     Già sappia alcun, ch’imperturbabil sempre,
     E tranquilla, e sicura i santi Numi
     Menan l’etade in ciel; se nondimeno
     85Meraviglia e stupor l’animo intanto
     Gl’ingombra, onde ciò sia, che possan tutte
     Generarsi le cose, e specialmente
     Quelle, che sovra ’l capo altri vagheggia
     Ne’ gran campi dell’Etra, ei nell’antiche
     9OReligion cade di novo, e piglia
     Per se stesso a se stesso aspri tiranni,
     Che il miser crede onnipotenti: ignaro
     Di ciò che puote, e che non puote al mondo
     Prodursi; e come finalmente il tutto
     95Ha poter limitato, e termin certo:
     Ond’errante viepiù dal ver si scosta.


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