Spesso invan dentro al petto agita, e volge
Di nojosi pensier flutti dolenti. 45Poichè siccome i fanciulletti al bujo
Temon fantasmi insussistenti, e larve;
Tal noi sovente paventiamo al sole
Cose, che nulla più son da temersi
Di quelle, che future i fanciulletti 50Soglion fingersi al bujo, e spaventarsi.
Or sì vano terror, sì cieche tenebre
Scuoter bisogna, e via scacciar dall’animo,
Non co’ bei rai del sol, non già co’ lucidi
Dardi del giorno a saettar poc’abili 55Fuorchè l’ombre notturne, e i sogni pallidi;
Ma co ’l mirar della natura, e intendere
L’occulte cause, e la velata immagine;
Ond’io viepiù ne’ versi miei veridici
Seguo la tela incominciata a tesserti. 60E perchè t’insegnai, che i tempi eccelsi
Del mondo son mortali; e che formato
È il ciel di natìo corpo; e ciò che in esso
Nasce, e mestier fa, che vi nasca, al fine
Per lo più si dissolve; or quel, che a dirti 65Mi resta, o Memmio, attentamente ascolta.
Poichè al salir su ’l nobil carro a un tratto
Incitar mi poteo l’alta speranza
Di famosa vittoria; e ciò che il corso
Pria tentò d’impedirmi, ora è converso