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80 di Tito Lucrezio Lib. V.

     Di ricchi fregi, e di fin oro intesto;
     Purchè veste plebea l’ignude membra
     2125Ne copra, e dal rigor del verno algente
     Possa intatti serbarne. Indarno adunque
     Suda il genere uman sempre, e s’affanna,
     E fra vani pensier l’età consuma,
     Sol perch’ei non conosce, e non apprezza
     2130Punto, qual sia dell’aver proprio il fine,
     E fin dove il piacer vero s’estenda;
     E ciò ne spinse a poco a poco in alto
     Mare a fidar la vita a i venti infidi,
     E fin dall’imo fondo ampj bollori
     2135D’aspre guerre eccitò. Ma i vigilanti
     Globi del sole, e della luna intorno
     Girando, e compartendo il proprio lume
     Al gran tempio, e versatile del mondo,
     A gli uomin’insegnar, come dell’anno
     2140Si volgan le stagioni; e come il tutto
     Nasce con certa legge, ed ordin certo.
Già di forti muraglie, e di sublimi
     Torri cinti viveansi, e già divisa
     S’abitava la terra. Allor fioriva
     2145Di curvi legni ’l mar; già collegati
     L’un l’altro avean aiuti, avean compagni:
     Quando in versi a cantar l’opre famose
     Cominciaro i poeti, e poco innanzi
     Fur le lettre inventate; indi non puote