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di Tito Lucrezio Lib. V. 79

     Pria si gustar) principalmente al senso
     Piacciono, e s’han dall’uomo in sommo pregio.
Ma la nova, e miglior quasi corrompe
     L’antiche invenzioni, e muta i sensi
     2100A ciò, che pria ne fu soave. In questa
     Guisa l’acqua, e le ghiande incominciaro
     Da gli uomini a schifarsi; e posti ’n uso
     Fur da tutti in lor vece il grano, e l’uva.
     In questa guisa a poco a poco i letti
     2105Stesi d’erbe, e di frondi, abbandonati
     Furo, e il suo primo onor perse la pelle,
     E la veste ferina; ancorchè fosse
     Trovata allor con sì maligna invidia:
     Che ben creder si dee, che a tradimento
     2110Fosse ucciso colui, che pria portolla;
     E che al fin tra le spade insidiose
     Tutta del proprio sangue intrisa e lorda
     Fosse astretto a lasciarla, e non potesse
     Trarne a pro di se stesso utile alcuno.
2115Allor dunque le pelli, or l’oro, e l’ostro
     Ne travaglian la vita, e d’odiose
     Cure n’empiono il petto, e ne fan guerra;
     Onde a quel, che stim’io, viepiù la colpa
     Risiede in noi, che della terra i nudi
     2120Figli del duro ghiaccio aspro tormento
     Senza pelle soffrian. Ma nulla offende
     Noi l’esser privi di purpureo manto,