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di Tito Lucrezio Lib. V. 77

In oltre il contraffar le molli voci
     Degli augei con la bocca innanzi molto
     Fu, che in musiche note altri potesse
     2045Snodar la lingua al canto, e dilettarne
     L’orecchie. E pria gli zeffiri spirando
     Per lo vano de’ calami palustri
     Insegnar co’ lor sibili a dar fiato
     Alle rustiche avene. Ind’impararo
     2050Gli uomini a poco a poco i dolci pianti,
     Che sparger tocca da maestra mano
     La piva suol, che per le selve e i boschi
     Trovossi, e per l’antiche erme foreste
     Alberghi de’ pastori, e tra felici
     2055Ozj divini. In simil guisa adunque
     Trae fuor l’etade a poco a poco ogni arte
     Dal bujo, in cui si giacque, e la ragione
     L’espon del giorno al lume. Or con sì fatte
     Cose addolcir solean le prime genti
     2060L’animo, allor che sazio aveano il corpo
     Di cibo; poichè allor sì fatte cose
     Tutte in grado ne son. Dunque prostrati
     Non lungi al dolce mormorar d’un rio
     Tra molli erbette i pastorelli all’ombra
     2065Di salvatiche piante, il proprio corpo
     Tenean co ’l poco in allegrezza, e in festa:
     Massime allor che la stagion ridente
     Dell’anno il prato cospergea di fiori.