In oltre il contraffar le molli voci
Degli augei con la bocca innanzi molto
Fu, che in musiche note altri potesse 2045Snodar la lingua al canto, e dilettarne
L’orecchie. E pria gli zeffiri spirando
Per lo vano de’ calami palustri
Insegnar co’ lor sibili a dar fiato
Alle rustiche avene. Ind’impararo 2050Gli uomini a poco a poco i dolci pianti,
Che sparger tocca da maestra mano
La piva suol, che per le selve e i boschi
Trovossi, e per l’antiche erme foreste
Alberghi de’ pastori, e tra felici 2055Ozj divini. In simil guisa adunque
Trae fuor l’etade a poco a poco ogni arte
Dal bujo, in cui si giacque, e la ragione
L’espon del giorno al lume. Or con sì fatte
Cose addolcir solean le prime genti 2060L’animo, allor che sazio aveano il corpo
Di cibo; poichè allor sì fatte cose
Tutte in grado ne son. Dunque prostrati
Non lungi al dolce mormorar d’un rio
Tra molli erbette i pastorelli all’ombra 2065Di salvatiche piante, il proprio corpo
Tenean co ’l poco in allegrezza, e in festa:
Massime allor che la stagion ridente
Dell’anno il prato cospergea di fiori.