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di Tito Lucrezio Lib. V. 69

     Pauroso, e non chiede aure seconde?
     In van, che nulla meno ei pur sovente
     Da violento turbine assalito
     Spinto è di morte al guado: in cotal guisa
     1830Calca una certa violenza occulta
     Tutte l’umane cose, e prende a scherno
     I nobil fasci, e le crudeli scuri.
     Al fin quando la terra orribilmente
     Sotto i piè ne vacilla, e scosse al suolo
     1835Caggiono, o stanno di cadere in forse
     Ampie terre, e città, qual meraviglia
     E’, se gli uomini allor cura non hanno,
     Qual si dovria, di se medesmi, e solo
     Ampia danno a gli Dei forza, e ammiranda
     1840Che freni, e volga a suo talento il tutto?
Nel resto il rame, poi l’argento, e l’oro
     Trovossi, e il duro ferro, e il molle piombo,
     allorchè sopra i monti arse le selve
     Fiamma o da nube ardente ivi lanciata,
     1845O da provida man per le foreste,
     Ove allor combatteasi, in guerra accesa
     Per terror de’ nemici; o perch’indotti
     Dalla fertilità d’alcun terreno
     Scoprir grasse campagne, e paschi erbosi
     1850Voleano; o ancider fere, ed arricchirsi
     Di preda. Conciossiachè molto prima
     Nacque il cacciar co ’l foco, e con le fosse,


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