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66 Di Tito Lucrezio Lib. V.

     Durava, e dura veramente eterna.
     Nè punto a caso immaginar, che vinti
     Esser non potean mai da forza alcuna
     Quei, che di sì gran forza eran dotati.
     E in oltre s’avvisar, che di fortuna
     1750Superasser di molto ogni mortale;
     Perchè mai della morte il rio timore
     Non potea tormentarli; e perchè in sogno
     Molte far gli vedean cose ammirande
     Senza punto stancarsi. A ciò s’aggiunga,
     1755Ch’ess’intorno vedean con ordin certo
     Moversi ’l cielo, e in un co ’l ciel le varie
     Stagion dell’anno; e non sapean di questo
     Le varie cause investigare; e quindi
     Prendean per lor refugio il dare a’ sommi
     1760Numi il fren d’ogni cosa, e far, che il tutto
     Obbedisca a’ lor cenni; e in ciel locavano
     Degli alti Dei l’eterne sedi e i templi;
     Perchè volgersi ’n ciel vedeano il sole,
     La luna, il dì, la notte, e della notte
     1765Tutti i lucidi segni, e le vaganti
     Notturne faci, e le volanti fiamme,
     E le nubi, e le piogge, e la rugiada,
     La neve, i venti, e i fulmini, e l’acerba
     Grandine, e i rapidissimi rimbombi
     1770De’ tuoni, e il fiero murmure tremendo.
Povero uman lignaggio! Ahi quante allora