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di Tito Lucrezio Lib. V. 65

     Poichè parlando in sogno, o vaneggiando
     Egri, molto sovente i lor misfatti,
     1720Già gran tempo a ciascun celati indarno,
     Propalar per se stessi, e ne pagaro,
     Quando men se ’l credeano, acerbo il fio.
Or come degli Dei fra numerose
     Genti la maestà si divolgasse;
     1725Come d’altari ogni città s’empisse;
     Come solenni sagrificj, e pompe
     Fosser prima introdotte, onde anche adesso
     Negli affari importanti, e ne’ sacrati
     Luoghi fioriscon venerande, e tale
     1730Danno agli egri mortali alto spavento
     Che già del terren globo in ogni parte
     A drizzar novi templi a’ sommi Dei
     Ne sforza, e a celebrarne i dì solenni,
     Non è cosa difficile a sapersi.
     1735Posciachè sin d’allor solean le genti
     D’animo ancor ben deste, e vie più in sogno
     Facce egregie veder d’uomini eccelsi,
     E corpi d’ammirabile grandezza.
     Or perch’essi apparian di mover l’alte
     1740Lor membra, e di vibrar voci superbe,
     Come d’aspetto maestosi, e d’ampie
     Forze, lor dieder senso, e non mortale
     Vita indi attribuir; poichè i lor volti
     Eran sempre i medesmi, e la lor forma

            di Tito Lucr. Caro T. II.    E